Se avessi potuto fermarlo quel tempo ma la curiosità di vederli crescere era così forte che l'hai lasciato andare, quel tempo. Come quando li hai visti sorridere per la prima volta e non erano smorfie, e tu chiamale - se vuoi - emozioni. Trovarli nel lettino come non li avevi lasciati, e due occhioni spalancati. Andare a gattoni e le ginocchia delle tutine nere anche se il pavimento della casa è lindo perché l'avevi pulito fino a cinque minuti prima. Addormentarsi in piedi perché hanno appena imparato a tirarsi su e non ne vogliono sapere di ritornare orizzontali. E i primi passi e le prime paroline. Le pappe e il profumo della farina lattea nestlè che non sai più se c'è ancora. La fretta di crescere insieme e il vomito la tosse e la cacca molla. Il biberon di latte col nesquik per cena e via tutti a letto. Nel lettone insieme a cercare di farli dormire e “mamma parliamo di qualcosa” e nessuno dormiva, o s'addormentava la mamma e buonanotte ai piatti della cena che ancora aspettavano di essere lavati. E la scuola materna e i lavoretti. Natale pasqua la festa della mamma san martino e le mimose dell'otto marzo. E la scuola elementare. Grembiule zainetto libro di lettura sussidiario e le penne masticate. Una con l'ordine maniacale che non usciva dalle righe manco a morire e l'altro che si mangiava le punte delle matite e anche i temperamatite. E i compleanni al mc donald's e le festine a casa e le torte e la farina e le pizzette di pasta sfoglia a forma di cuore. I nonni e la casa del lido, e la casa di jesolo e gli altri nonni. Bim bum bam e cristina d'avena. I puffi e le video cassette. Quando una film tira l'altro tra robin hood, giacomo uncino e il signore degli anelli, e continuare a camminare in fretta quando di fretta non ce n'era bisogno. L'esame di quinta e la tesina della terza media. Poi scatta qualcosa. Peli baffetti il ciclo e puzza di ascelle che ti pare di vivere con delle cipolle. Affanno. Ormoni che svolazzano parolacce e inquietudini ed è in quel momento che t'accorgi che il tempo è volato. È andato e non torna, e tu resti sola in una casa enorme a pensare al tempo che non te lo senti più tanto intorno, e attendi un messaggio, o che la bustina lampeggi. che poi è esattamente la stessa sensazione che provavi quando ti capitava d'innamorarti o giù di lì. Quindi aspetti, seduta in divano, alla luce della tivvù accesa e dell'abatjour, il pc un libro un album di foto, la scatola dei biscotti. Due telecomandi, il cordless e un cellulare che non suona.
Ed una necessaria voglia di fermare il tempo.