domenica, maggio 22, 2011

CaseDentroIlMare


















Sono nata in un'isola.
Non sento le case.
Sono nata in un'isola.
Non sento le case dentro. Ho abitato case che non m'appartengono. Ho dormito su letti che non sono i miei. Ho tante cose e non ho niente.
Posso ricominciare dovunque. Dico. Lo penso. Ma non è vero.
Sono nata in un'isola. Da genitori isolani. Le mie nonne isolane.
Sono nata in un'isola e non ho confini. Le case mi scivolano via. Mi ci ritrovo dentro, le abito e non le riconosco. Non le sento mie. Non ho nessuna casa che sia mai stata mia. Non abito da nessuna parte. Sono nata in un'isola. Non è colpa mia. Se non voglio andarmene.
Sono nata in un'isola ed ho paura del mare. Non mi piace l'acqua e d'inverno mi lavo a pezzi. Perchè il freddo mi entra dentro. In queste case che non sono mai state mie.
Sono nata in un'isola e mi chiamo Marina. Io che odio il mare e le sue creature. Io che non mangio il pesce perchè mi sembra che tutti i pesci abbiano lo stesso sapore. Un sapore di niente.
Come le case che ho abitato.
Perchè non volevo parlare di pesci. E nemmeno di isole, volevo dire. Desideravo esprimere i miei pensieri. Come un espiare di colpe. Frammenti di rimpianti. Di case non abitate. Non trovate.
Io ce l'ho la mia casa dei sogni.
Ce l'ho da quando ero bambina.
È una casa a due piani. Di quelle con il patio davanti. Rivestita di assi di legno bianco. Non grande, sia chiaro. Niente di esoso.
Qualcosa d'americano, per essere sinceri. Di quelle che si vedono nei film, ovvio. Non sono mai stata in America.
Una di quelle case del profondo sud: Alabama, Luisiana, Georgia.
Il buio oltre la siepe, mi viene in mente, ora.
Una casa al centro del mondo. Sprofondata nella terra. Circondata da chilometri di terra lontana dal mare.
Il mare non fa parte dei miei sogni. L'acqua spegne il fuoco.
Io voglio una casa con il caminetto.
Voglio vedere la fiamma crepitare e voglio sentire il caldo salire.
Voglio poter girare per casa a piedi nudi e sentire il calore del fuoco che mi sale dai piedi fino a raggiungere il cuore.
Voglio scaldarmi il cuore. E i piedi.
Sono nata in un'isola e la mia casa ideale non ce l'ha il mare. Nemmeno a pochi chilometri. Non mi sfiora il pensiero. Non è un desiderio.
Mentre invece voglio la scala. Voglio una calda e vivibile scala interna che metta in comunicazione i due piani della piccola casa.
E la voglio di legno.
Voglio sentire scricchiolare i gradini quando si sale e si scende.
Voglio il caldo del legno sotto le piante dei piedi.
Sono nata in un'isola e ho sempre avuto i piedi freddi. Anche d'estate. Quando piovono i piccioni cotti. E il bagno nel mare non lo volevo fare perchè c'erano i cugini maschi che mi tiravano sotto con la testa e l'acqua mi entrava nel naso. Si poteva morire. Morire sott'acqua con le orecchie piene d'acqua e nell'acqua quel suono del niente.
Come le case che ho abitato.
Sono nata in una vecchia casa veneziana, coi soffitti di quattro metri pieni di stucchi, in riva ad un canale.
Di quella casa ricordo soltanto il canale, ed il ponte dove un giovane dilettante padre filmava le corse della sua bambina in una pellicola kodak super otto. Pellicole invertibili a colori tarate per due diverse temperature di colore della luce: sul ponte luce diurna tipo G e dentro in casa, seduta in una poltrona coi braccioli mentre stringo l'orso Cucciolo e la bambola Teresa in un unico abbraccio, luce artificiale di tipo A.
E se non fosse per tutti quei filmini, in realtà, non ricorderei niente.
Poi nacque mio fratello e ci trasferimmo nell'altra isola.
E dal salotto si vedeva un pezzetto di laguna.
Che non era il mare ma sempre d'acqua si trattava. E quell'acqua si è colorata ad ogni cambio di stagione, di clima, di luce. Nera di notte, cristallina d'inverno. Grigia con la neve. Cobalto con il temporale. Verde con la piaggia. Bianca con le nebbie. Rossa nei tramonti.
E' da quel posto che ho visto i più bei tramonti della mia vita.
Ed è forse in quel posto che sono rimasti i ricordi più belli della mia vita. I rimpianti. I sentimenti. Togliamo pure il forse.
Sono nata su un'isola e loro, loro due, su quell'isola sono rimasti.
Niente era previsto. Destino beffardo. Puttana la vita. Grande senso d'impotenza, solitudine. Rabbia e desolazione. Fretta di chiudere. Tutte le cose chiuse in scatoloni. Un gran pezzo di vita.
In realtà tutto è rimasto là e la casa è stata smantellata con una fretta che nessuno avrebbe voluto possedere. Siamo stati posseduti. Loro sono rimasti là e la casa è come se l'avessimo sciolta nell'acido.
E poi ci son state le altre due case. L'altro pezzo di vita.
Case grandi dove ho marchiato il territorio deponendo rispettivamente una figlia, su una, ed un figlio, sull'altra.
Case enormi dove i ricordi rimbalzano ed hai come quella sensazione di eco.
Case che hanno visto la mia vita espandersi in rumori ovattati come quando i cugini maschi mi ficcavano la testa sotto acqua e l'unica cosa che sentivano le mie orecchie era il suono del niente.
Come tutte queste case che ho abitato.
Ed ora c'è un altro episodio di questa mia vita a telefilm.
L'ultimo?
C'è quella casa. La più piccola mai abitata.
L'unica da dove si vede un pezzetto di mare.
Da dove si assiste alla nascita di albe strazianti.
Non ho mai amato le albe.
Sono nata in un'isola ed ho una fottuta paura del mare.
Rumore incessante e imponente. Massa in costante movimento.
Sto ferma da anni. Come una roccia. Temo il cambiamento. Sto appollaiata e aspetto. Il cambiamento. E odio aspettare.
Ho tante cose e non ho niente. Non sento le case dentro.
Non la sento, dovrei?
Come le altre non l'ho trovata. Me la sono trovata davanti.
Ci sono entrata dentro io, non lei.
Ci sono freddi terrazzi per terra. Non ci sono scale di legno. Sento i vicini che parlano, pisciano e fanno all'amore. Non c'è il caminetto. La caldaia è in cucina e quando s'accende sembra un treno a vapore. Non c'è una veranda ma dalla terrazza si vede un pezzetto di mare. Il fatto che si veda è una gran cosa ma potresti chiudere gli occhi e sapresti comunque che ce l'hai davanti. Sia che soffi il vento del nord che fa piegare i muri sia che arrivi lo scirocco che te lo fa arrivare sulle punte dei piedi.
Sono nata in un'isola.
Circondata dal mare e voglio una casa che mi entri dentro.
Posso dunque entrare?





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