domenica, giugno 05, 2011

DellaSciagurataCattiveria





















Che poi era meglio se ti lasciavo lì, dipinta d'inchiostro blu scuro, su quella foto in bianco e nero. Magistrali, classe terza. O quarta. La foto della classe. Non che mi ricordi un granché di quegli anni, però.
Nemmeno che penna avevo usato per nasconderti ricordo. Forse la mia vecchia stilografica Pelikan.
L'inchiostro col tempo si è tutto crepato, sopra la tua silhouette. Proprio come la pelle del tuo viso. eh. Il tempo passa, inclemente. Nonostante il botox. Uheuheuheuheuhe.
Era quella risata. Una risata sguaiata. Era quel tuo stare scomposta. Noi tutte in posa, da brave future maestrine. Tu quasi accucciata col capo un poco reclinato all'indietro, a ridere.
Ti ho oscurata perché quella posizione mi urtava i nervi.
Oltre al fatto dell'aver appreso che eri stata col mio fidanzato di allora. Che prima di me stava appunto con te, ma poi ha scelto me. E di nuovo con te. Avevo la varicella, io. Presa da mio fratello. Io, a diciotto anni con la varicella, e tu con lui.
È ovvio che me la sono presa con te, come da manuale. A lui poi l'ho perdonato. Faceva il marinaio, ed era balbuziente. Anche era buono.
Che poi più avanti mi capiterà la medesima cosa. Dell'amica che va col tuo uomo. Ma a lei non la perdonerò e comunque sarà diverso. È la storia che si ripete.
Come un gomitolo che si srotola e gira e rigira.
Come una palla di quelle con gli spicchi colorati. Ti passa davanti e tu vedi solo un colore.
Io non lo so di che colore sei tu. Sono giunta al punto di non ritorno. Te l'avevo data la seconda possibilità, la terza non fa parte del pacchetto. Che poi di pacchi me ne hai tirati più tu di me.
Con la scusa della paura dell'acqua e dei temporali e delle trombe d'aria e sai mi sono rotta il cazzo delle tue paure e delle malattie che ti fai venire e delle scuse che non hai. Perciò fumati i tuoi due pacchetti di sigarette ché tanto non ce la farai mai a smettere. Che poi se una ha paura delle malattie va in controsenso che si fumi sessanta sigarette al giorno. eh. Fumatele quando esci dalla messa delle sei e mezza del sabato. Fumatele tutte su una volta. E' inutile che prendi il pacchetto da dieci. Finiscila di prenderti per il culo da sola. A me sul culo mi ci stai.
Che poi in verità  finisce che divento cattiva. Hai detto che sono cattiva. Tanto lo dicono tutti che sono cattiva e ben venga che son cattiva davvero. Sono nata in mezzo ad una tormenta di neve e non dovevo nemmeno nascere quel giorno. La zia L. dice che è per quello che son nata cattiva. La zia W. diceva che ero buona ma adesso è morta e son morti quasi tutti quelli che dicevano che ero buona. Così resto cattiva.
Ah. C'è poi anche il discorso del limoncello e dei glenn grant e i prosecchi che ti butti in corpo. Che poi non mi sta proprio tanto bene. Per niente bene. Ma non te l'ho mai detto. Da cattiva, ovvio.
E c'è anche uinforlaif e il grattaevinci.
Di tutto questo con tuo fratello non ho nemmeno mai parlato. Ma guarda.
Questo è bene che tu lo sappia. Si è sempre parlato della tua professione. Della fine della tua professione. Della tua ossessione per la professione. Si diceva che non te ne fai una ragione. Lui diceva. Io, più che altro ascoltavo. Mi limitavo a preoccuparmi del fatto che tu potessi sentirti sola.
Non fallita. Sui tuoi fallimenti ci disquisiva lui. Il fratellone tuo. Quello che poi m'ha dato della cretina. E della sciagurata.
Che poi io questa parola nemmeno so cosa vuol dire. Sciagurata. Beh. Fa tanto Eduardo. Della tragedia napoletana. Insomma roba da gente dello spettacolo.
Che poi io vi vedrei bene al circo, senza offesa.
Lui al pianoforte, col frac e il naso rosso. Tu in tutù, che danzi la fine.
La mamma in platea batte le manine. Clap clap. Inchino. Il sipario si chiude.
Che poi non so nemmeno perchè sto qui a scrivere di te. Di voi. Ché la cosa che mi verrebbe meglio sarebbe quella di prenderti per le spalle e sbatterti su per un muro. Botte da orbi,  di quelle che ti ricorderesti in vita. A te e a quel mona di tuo fratello.
"Non c'è mai una seconda occasione per fare una prima impressione".
La terza te la puoi proprio scordare.

Post scriptum.
Quella foto, quella delle magistrali, quella in cui sei tutta scura – dalla testa ai piedi – sì, insomma la foto di cui parlavo prima, beh nemmeno la trovo più.
Non è più che un segno questo?

7 commenti:

  1. sei bella.
    firmato L'altra parte di te

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  2. A volte sarebbe bene lasciar perdere tutte le buone maniere e smettere di pensare a ciò che è corretto e sbattere davvero le persone che ci fanno soffrire su per un muro. Come siamo bravi a giudicare gli altri! A chiedere aiuto senza aiutare mai ... neanche noi stessi a volte.
    Comunque son contenta di sapere che neanche il botox :) conferma ciò che dissi una volta a una tipa che pretendeva di potermi portar via il marito perchè più giovane e più bella di me. Le dissi che la bellezza e la giovinezza hanno il brutto vizio di sfiorire e che le auguravo, quando un giorno lontano si sarebbe guardata allo specchio, di vedere soltanto ciò che rifletteva e non la bruttezza che aveva sempre avuto dentro.

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  3. Lei suona il piano. Lui la tromba.

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  4. ma nel caso fosse lui a suonare il piano ? lei si ciuccia il flauto ( mi devo firmare per forza? ok Jest....

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  5. certo che si almeno lui poi potrà suonarle anche la chitarra

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  6. Da sempre lo pensano. Lasciamoli fare.

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